Corriere della Sera
12 marzo 2015
Pierluigi Panza
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Divenuto docente a Stoccarda dopo aver costruito il Padiglione della musica per l’esposizione cittadina, Otto vi fondò l’Istituto per le strutture leggere (1964). Le sue sperimentazioni ingegneristiche, la passione per le strutture gonfiabili e per le vele, trovano espressione nella più celebre delle sue opere, lo Stadio Olimpico di Monaco del ’72, con quel tetto a ragnatela retto da tensostrutture che serve d’esempio ancora oggi a varia architettura decostruttivista. Le sue strutture, come dice il riconoscimento del Pritzker, appaiono «leggere, aperte alla natura e alla luce naturale, non gerarchiche, democratiche, a basso costo, a basso consumo energetico». Si ricordano anche il centro polivalente a Mannheim (1974), le residenze a Berlino (1982), l’ampliamento delle officine Wilkhahn a Bad Munder (1989), la stazione di Stoccarda (2000) e il padiglione del Giappone per l’Expo di Hannover con Sigeru Ban.
È morto Frei Otto, archistar del parco delle Olimpiadi di Monaco
Il Pritzker Prize 2015 al progettista appena scomparso
Il Sole 24Ore Progetti e Concorsi
11 marzo 2015
Addio a una delle prime archistar internazionali. L'architetto tedesco Frei Otto è morto all'età di 89 anni in Germania ed era considerato il "re delle tensostrutture", come testimonia il suo capolavoro, il parco delle Olimpiadi di Monaco di Baviera del 1972, con l'Olympiastadion e la sua mirabile copertura trasparente a forma di ragnatela. (...) Otto è deceduto due settimane prima di essere nominato il vincitore dell'edizione del Pritzker Prize, che ha già consacrato nel suo albo d'oro nomi dell'architettura del XX secolo come Tadao Ando, Norman Forster, Oscar Niemeyer, Renzo Piano e Aldo Rossi.
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