Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio
29 dicembre 2014
Giuseppe Latour
Una riforma contestatissima, effetti distorsivi che potranno tradursi in più tasse, altre modifiche in arrivo. La revisione del regime dei minimi per i professionisti, varata dalla manovra, parte con il piede sbagliato. Dopo le critiche piovute da tutti gli ordini nelle ultime settimane, è stato lo stesso Governo a fare un passo indietro. A inizio 2015 arriverà un intervento per ritoccare diversi passaggi del nuovo sistema di tassazione. Intanto, però, il risultato delle nuove regole potrebbe essere terribile: stando alle simulazioni della Rete delle professioni tecniche, il mix prodotto dall'abbattimento della soglia per il regime forfetario da 30mila a 15mila euro e dalle modifiche alla deducibilità dei costi porterà grandi problemi alle tasche dei professionisti a basso reddito.
Come cambiano i minimi
Partiamo dalla novità. Secondo la versione definitiva della legge di stabilità, il regime forfetario passerà da una soglia di reddito massimo di 30mila euro (quella attuale) a una soglia di 15mila euro. La seconda novità è che la non deducibilità delle spese, già prevista dall'attuale regime forfetario, sarà sostituita da un coefficiente per il calcolo dell'imponibile che, almeno in teoria, dovrebbe portare effetti simili. Ancora, l'aliquota applicabile passa dal 5 al 15 per cento. Infine, salta una barriera: l'attuale regime di minimi è limitato a un periodo di cinque anni di applicazione per coloro che hanno meno di 35 anni di età. A complicare ulteriormente la situazione c'è una fase transitoria. Si legge nella relazione tecnica di accompagnamento alla manovra: "Coloro che al 31 dicembre 2014 si avvalgono dell'attuale regime dei minimi (con aliquota al 5 per cento) possono continuare ad avvalersene per il periodo che residua al completamento del quinquennio agevolato e comunque fino al compimento del trentacinquesimo anno di età".
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